martedì 1 marzo 2016

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT, IL SUPEREROE COATTO




Le non grandi aspettative su questa pellicola sono state spazzate via sin dalle prime scene: un fantastico inseguimento sul lungo Tevere che mi ha ricordato tanto analoghi fughe tra forze dell'ordine e criminali nei film di genere degli anni'70 ( Castellari, Fulci,  Di Leo). Qui il protagonista é un superbo Claudio Santamaria, forse il miglior attore italiano della sua generazione che, ingrassato di venti chili, interpreta Enzo Ceccotti un piccolo delinquente che ruba Rolex che per sfuggire alla madama trova il coraggio di buttarsi nel fiume che attraversa Roma salvo venire a contatto con una misteriosa sostanza melmosa radioattiva che fuoriesce smuovendo alcuni fusti depositati in quella che sembra una cloaca a cielo aperto. Dopo tormenti fisici, comprende di aver acquisito una forza sovrumana e decide di metterla al servizio delle sue attività non lecite, tipo sradicare un bancomat. Insofferente verso l'autorità ed il prossimo si trova invischiato suo malgrado in una contesa fra la banda dello zingaro, un laido e perverso Luca Marinelli e un clan di camorristi partenopei. Dopo l'incontro con Alessia, una ragazza instabile mentalmente convinta che sia lui l'eroe del famoso manga Jeeg Robot d'Acciaio, la sua vita non sarà più la stessa. Il cinema italiano rifiata e da' segni di vita con una produzione minore che fa il verso ai supereroi di casa Marvel e DC Comics. Qui peró il protagonista é un delinquente di borgata e ultra coatto che trascorre la sua esistenza mangiando yogurt e vedendo porno di serie B che accetta i suoi poteri senza farsi grandi domande o rifiutando di assumersi particolari responsabilità, tranne nel finale. E' una lotta di sopravvivenza in una Tor Bella Monaca equivalente ad una giungla o ai paesaggi spettrali di fine millennio che pullulavano in Ken il guerriero. Un film che fa divertire sparandoci una bella dose di adrenalina evitando qualsiasi risvolto cerebrale che appesantirebbe la narrazione. Su tutto il magistrale confronto tra Ceccotti e il malavitoso psicopatico, lo zingaro che il regista Mainetti evita di caricare di significati metafisici per lasciarlo a pura gara di sopravvivenza. Un film destinato a rappresentare questi anni. Da vedere assolutamente.


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