lunedì 25 gennaio 2016

Malaparte e la tecnica del colpo di stato




Ci sono scrittori apparentemente antipatici, ostili, scomodi nella lettura, perché emerge in tutta la sua arroganza quasi un disprezzo dei lettori, della mediocrità della borghesia. Uno di questi è quello che reputo uno dei più geniali ed unici intellettuali del secolo scorso, Curzio Malaparte. Narciso e dandy fino all’eccesso, fino al punto di lasciare un segno imperituro a guisa di Tiberio con la sua villa a Capri. 

Ogni volta che leggo “Tecnica di un colpo di Stato”  mi sento quasi Malaparte che irride i regimi dittatoriali, anarchico ma splendidamente conservatore. Destra e sinistra diventano categorie quasi prive di senso, a tal punto che trasmutano in erme bifronte, volti, recto e verso di una stessa medaglia. 

La democrazia per Malaparte è fragile ed indifesa, continuamente passibile di fendenti mortali. Ma allora cosa fare?  Distruggere i miti borghesi e la borghesia…quanto Malaparte assomiglia a Celine…

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